Una giornata di rivittimizzazione nei tribunali...

19.04.2021

P.C. è una donna, una madre vittima di violenza domestica brutale. Ha pubblicato le proprie foto con il viso gonfio e tumefatto all'inverosimile, quelle delle armi da lui esibite affinche' tacesse. Dal suo profilo fb racconta giorno per giorno ciò che le accade nelle aule di tribunale e la rivittimizzazione che é costretta a subire.

P. C. è una Testimonianza importante di ciò che accade a centinaia di madri ogni giorno in Italia, per anni e anni, ben oltre la condanna definitiva dei loro maltrattanti ma fino al compimento dei 18 anni del loro ultimo figlio minore.

Una rivittimizzazone agita fuori e dentro i tribunali che GIUSTIFICANO e NORMALIZZANO la violenza maschile, permettendo - grazie alla L 54/2006 - agli abusanti di continuare a vessare e controllare le loro vittime attraverso le Istituzioni ed un distorto diritto alla relazione genitoriale, anche quando abusante e pregiudizievole.


Perché avviene cio'?

Semplicemente perché la junk science ha insegnato a CTU, assistenti sociali tutori, curatori e Giudici che la violenza sarebbe "irrilevante" e"non pregiudizievole" alla sana crescita di un bambino....e loro incredibilmente ci hanno CREDUTO!

Anche se la Costituzione italiana dice il contrario!

Anche se il senso di umanità avrebbe dovuto consigliare il contrario!

Cosi testimonia P.C.


"Durante l'udienza di giovedì scorso, nel processo che mi vede testimone e parte civile, vittima di violenza domestica e maltrattamenti in famiglia insieme ai miei figli, la difesa dell'imputato, dopo quattro ore di interrogatorio che mai, mai, si sono fermate manco per sbaglio sui capi d'imputazione, ha chiesto solennemente alla Procura d'intervenire per indagare sui motivi per i quali i servizi sociali non fossero intervenuti a costringere me e i miei figli ad un recupero della relazione col violento.

Nel mio caso per un percorso alla bigenitorialità e per i miei figli alla relazione col padre maltrattante. (Detto per inciso: io dovrei andare dalla psicologa per imparare a fare la madre, io che mi occupo dei miei figli da quando sono nati, io, in tutto e per tutto).

Cioè secondo la difesa dell'imputato, non si capisce come mai la legge non sia intervenuta a costringerci alla cosiddetta mediazione, benché sei giudici e un pubblico ministero abbiano definito un quadro di abusi.  Perché probabilmente secondo la legge, come tante madri sanno, il padre è comunque padre e non c'è violenza al mondo che tenga per privarlo del diritto di continuare ad abusare.  

Per legge, questi cosiddetti padri possono sequestrare a un minore i documenti d'identità impedendogli di muoversi anche per la gita della parrocchia.   Possono impedire alla madre di percepire gli assegni familiari per i figli.Possono pretendere con la forza di esercitare nuova violenza costringendo tutti alla mediazione.    Possono continuare ad esercitare violenza senza essere fermati mai e senza che siano privati della responsabilità genitoriale.

Ho risposto in aula, direttamente al giudice, alla PM e alla difesa del violento, che in questo paese esiste la convenzione di Istanbul, e che nessuno, per legge, può costringere una vittima a mediare col violento Perché è violenza. E che io mi rifiutavo di trattare in qualsiasi sede con l'aguzzino mio e dei miei figli.  Non perché lo dico io, ma perché lo dice la legge.

Ora, io non racconto queste cose per altro motivo se non per dire quanto la violenza in famiglia sia cosa seria, diffusa e sottostimata. E avallata anche nelle aule dei tribunali da una narrazione pregiudizievole per cui le donne abusate sono colpevoli dalla prima volta che si siedono in una caserma e intimidite a più riprese durante tutta l'infinita vicenda processuale.

Ma io sono una sopravvissuta, sono scampata per miracolo all'inferno, camminando nuda, scalza e con i figli in braccio, e non temo più manco il Demonio, quindi parlo.A tutte le donne, dico: si può fare.Non ho detto che sia facile.Dico che si può fare."

#sopravvissute

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