Sono russa, ho denunciato ma mi hanno doppiamente rivittimizzato, strappandomi da mia figlia
Buongiorno,
Vorrei condividere con Voi la mia storia dell'allontanamento di mia figlia in seguito
alla mia segnalazione della violenza domestica.
Sono di origine
russa, ho sposato un cittadino italiano nel xxxxx e nel xxxxx abbiamo avuto una
figlia. Dopo la nascita della bambina ho subito episodi ripetuti di violenza psicologica e anche fisica da parte del mio ex marito,
quasi sempre nella presenza della bambina. Quindi ho depositato il ricorso per
la separazione. Il giudice
ha affidato la bambina ai servizi sociali e incaricato la CTU ad esaminare la
situazione. Ma purtroppo le problematiche da me esposte non hanno avuto ascolto ne' attenzione.
Nella
perizia presentata dalla CTU sono state omesse quasi tutte segnalazioni da
parte mia che riguardavano la violenza domestica causata dal padre ed esagerate e
sottolineate invece tutti i dettagli e fatti che potevano compromettere la capacita'
e sanita' della madre, presentandomi come persona con patologie e disturbi psicologici
e quindi affidando la bambina al padre.
La valutazione psichiatrica pero' non è
mai stata condotta. E senza un esame valido come si può attribuire una diagnosi?
Nel frattempo ho fatto la valutazione psichiatrica indipendente che contesta tutte le conclusioni della Perizia che riguardano la mia salute mentale e dimostra che sono una persona psicologicamente sana ed equilibrata.
Ormai sono mesi che non posso abbracciare la mia figlia, la situazione è insostenibile,
non solo a causa della mancanza della bambina, che per se è grave, ma anche per
l'ingiustizia, il fatto che tra tutti professionisti coinvolti nessuno ha mosso
un dito per proteggere me e mia figlia dalla violenza domestica che durava da
anni, nessuno ha fatto un approfondimento riguardo il comportamento aggressivo
e manipolativo del padre, ma tutti erano pronti a separare madre e figlia, come
niente fosse, senza motivi validi, senza approfondimenti, senza presentazione oggettiva
dei fatti.
In seguito
alla richiesta d'aiuto contro la violenza che subivo, invocando la giustizia, mi trovo privata
dalla figlia, umiliata, diffamata, e la bambina si trova senza madre, cosi
viene rovinata in modo irreparabile la sua infanzia e quindi la vita futura.
Questo non ha niente che fare con l'aiuto e tutela dei minori e della famiglia.
La violenza è un crimine e
chi copre le spalle ad un violento se ne fa un complice.
Una donna che denuncia i maltrattamenti deve affrontare una doppia violenza: sia da parte del compagno sia quella istituzionale.
Questo è inaccettabile per un Paese civile e democratico.
I bambini non possono e non devono restare orfani pure avendo genitori vivi e sani.
So che
il mio caso non e' unico, ma davanti questa situazione non so bene come
agire, per riavere la mia figlia e ottenere la giustizia, a che
autorità bisogna rivolgersi, che percorso legale da intraprendere.
Vi
ringrazio in anticipo per ogni supporto ed ogni informazione.
Сonfermo anche la mia disponibilità a testimoniare dinanzi la Commissione Femminicidio.
Le donne derubate dai propri figli, siamo tante, spero che insieme si
potrebbe incentivare i cambiamenti nel questo atteggiamento
istituzionale veramente disumano e barbarico verso le donne, minori e
famiglie.
Cordialmente..."
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