Il  Comitato delle Madri Unite Contro la Violenza Istituzionale

30.01.2020

Finalmente anche in Italia nascono sempre piu' numerose  reti che riuniscono  le Madri Vittime della PA (ex PAS) Alienazione Parentale !

Una di esse si chiama

Comitato Madri Unite contro la Violenza istituzionale

fondata nel settembre 2019 da laura Massaro.

 Potete seguire il Comitato dalla pagina  fb del Comitato https://www.facebook.com/siamotuttelaura/

e dal loro  sito web     https://www.comitatomadriuclvi.com/?fbclid=IwAR1krAj2z8UO1fMjwtCTGG80yvqBfKFeQO0qrhY-1v08pjkyJ49SNWhvPQE

Di seguito il Comunicato Stampa con cui hanno diffuso la costituzione della loro Rete.

 
 

"COMUNICATO STAMPA


Siamo orgogliose di informarvi che si è ufficialmente costituito il COMITATO MADRI UNITE CONTRO LA VIOLENZA ISTITUZIONALE.
Chiunque, persona singola o associazione, condivida i principi ispiratori e le finalità del Comitato può inviare una mail con i propri dati al seguente indirizzo: comitatomadriunite@libero.it


Di seguito indichiamo gli scopi del Comitato:

Il comitato è composto da madri vittime di violenza istituzionale (già private o meno dei figli ma comunque minacciate di perderli, per essere condotti in case famiglia e/o affidati a padri violenti/abusanti/inadeguati/rifiutati dai figli) a seguito di procedimenti giudiziari in ambito civile/penale/minorile fuorviati completamente da risultanze di CTU basate sul costrutto ascientifico di Alienazione parentale e/o concetti affini ad esso strettamente collegati quando non sinonimi quali a titolo esemplificativo ma non esaustivo "conflitto di lealtà", "madre malevola", "madre ostativa o non collaborante", "madre simbiotica", "madre conflittuale" ma anche a seguito di false relazioni o atti omissivi dei Servizi Sociali e si prefigge di promuovere nelle opportune sedi ogni utile iniziativa, per tutelare gli interessi dei figli e delle stesse madri.

Il Comitato intende denunciare:
1. Con riferimento alla legge 54/2006 sull'affidamento condiviso, le conseguenze nefaste della sua applicazione che si è tradotta in un feroce sistema che condanna i bambini e le donne ad una sistematica "violenza istituzionale" e dunque rivittimizzazione indegna di un paese che si definisca civile. L'ideologia della bigenitorialità obbligatoria sottesa a questa legge e il suo strumento di applicazione - ovvero il costrutto ascientifico della Pas o alienazione parentale - hanno costituito una macchina da guerra elevata a sistema su tutto il territorio nazionale, ripristinando, di fatto la violenza del principio patriarcale della Patria Potestà.
2. Che la possibilità che donne e bambini siano ritenuti degni di credibilità e riescano a dimostrare, dopo le denunce, le violenze patite ad opera di padri, o altri rappresentanti maschili, è pressoché nulla, come inefficaci e spesso anche ingiuste le misure di tutela poste a loro disposizione. Questi uomini vengono sistematicamente considerati nell'ambito delle separazioni "comunque padri" anche quando violenti, inadeguati e rifiutati dai figli e quindi imposta la relazione con loro a bambini e madri quando non concesso loro perfino l'affidamento esclusivo dei figli;
3. come la violenza domestica venga interpretata e ridefinita come mera "conflittualità" di coppia (le cosiddette "separazioni conflittuali") dagli operatori giuridici e sociali e tutto l'apparato istituzionale è a quel punto finalizzato al ripristino obbligatorio della relazione con questi padri violenti/inadeguati e spesso - e a ragione - rifiutati dai figli, la cui violenza nella stragrande maggioranza dei casi non viene minimamente riconosciuta e valutata.
4. la mancata applicazione della Convenzione di Istanbul (legge 77/2013);
5. il fatto che i bambini, nelle more di questi annosi procedimenti giudiziari, siano costretti di fatto a percorsi psicoterapeutici /psichiatrici contro la loro volontà e senza che ve ne sia necessità;
6. il fatto che l'applicazione della cosiddetta "bigenitorialità obbligatoria" viene perseguita nei Tribunali attraverso un ormai sistematico ricorso alle cosiddette Consulenze Tecniche d'Ufficio (CTU) ad opera di psicologi giuridici o neuropsichiatri che minacciano madri e bambini di allontanamenti e perdita della responsabilità genitoriale, prassi ormai questa sempre più diffusa e conosciuta anche con il nome di "terapia della minaccia" così cara ai sostenitori dell'alienazione parentale, usando cioè i bambini come "accessori di pena" e la loro perdita come strumento di minaccia e coercizione verso le madri riportandole così in una condizione di violenza e prevaricazioni perfino peggiore di quella da cui avevano cercato con fatica di sottrarsi e di sottrarre i propri figli. Attraverso queste perizie, dal contenuto altamente discutibile quando non del tutto falso ma ritenute praticamente sempre valide dai Giudici che si affidano e fidano ciecamente di questi consulenti tecnici da loro incaricati, si mette in atto fin da subito una vera e propria vivisezione solo della madre e della famiglia materna (il padre e il suo contesto familiare scompaiono completamente dal procedimento e nessuna analisi/valutazione viene più fatta su di essi);
7. il fatto che tali perizie si traducono di fatto automaticamente in provvedimenti e decreti dei tribunali (spesso provvisori per anni e dunque inappellabili) con cui si arriva a stravolgere radicalmente la vita dei bambini e dell'intero nucleo familiare materno, dichiarando una madre inadatta su basi completamente fasulle come quella della supposta presenza di "alienazione genitoriale" o concetti affini/sinonimi, considerata inesistente e ascientifica, ma ancora e sempre più applicata e del tutto accolta nei tribunali;
8. come la visione adultocentrica della legge 54/2006 è sostanzialmente patriarcale in quanto antepone a tutto il concetto di bigenitorialità a tutti costi così negando di fatto la centralità del legame materno come relazione primaria e fondamento di tutte le altre relazioni, anche quella paterna. 

La Legge 54/2006 di fatto nega la salvaguardia del "primario interesse del minore", considerando i bambini come mero oggetto di spartizione tra adulti, e non un soggetto di diritto, che esige cura, rispetto, ed autonomia di emotiva e di giudizio.
9. il fatto che le donne, accusate di essere madri inadeguate o addirittura malevole, si ritrovano rivittimizzate e giudicate pericolose alla crescita di figli che hanno partorito e adeguatamente cresciuto ed educato fino a quel momento con immensi sacrifici e in grande solitudine (sia affettiva che economica). Queste donne vengono punite con l'allontanamento forzoso dei bambini da loro a causa di queste perizie psicologiche e psichiatriche e/o da relazioni superficiali quando non false ed omissive dei Servizi Sociali.
10. il fatto che il risultato di tutto quanto esposto nei punti precedenti (in maniera tuttavia non esaustiva) è anche l'inizio di un vero e proprio calvario giudiziario di anni e anni in cui la madre cercherà, nella quasi totalità dei casi invano, di difendersi dalle accuse ingiustamente mosse nei suoi confronti dagli operatori vari con la conseguente messa in atto anche di una feroce e conseguente violenza economica: più la madre cercherà di difendersi (e difendere i propri figli) e più sarà ritenuta dalle istituzioni conflittuale, alienante e ostativa innescando così un circolo vizioso e una ragnatela di eventi assurdi da cui non riuscirà più ad uscire con esiti nefasti per sé e per i figli.
Vi chiediamo massima adesione e condivisione.
Grazie.

COMITATO MADRI UNITE CONTRO LA VIOLENZA ISTITUZIONALE"


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