Padre condannato ma la madre e' costretta alla parental friendly!

06.11.2020

dal web


"STALKING, PADRE CONDANNATO E MADRE OBBLIGATA A FARLO INCONTRARE CON IL FIGLIO.  UN CASO RICEVUTO SUL BLOG IL 16/11/2011

La mia storia: nel mese di febbraio ho chiesto con istanza al Giudice Istruttore del T.C. Milano di potermi trasferire con mio figlio 11 anni in altra regione (150 km di distanza dalla precedente residenza); fatti gli opportuni accertamenti sulla fattibilità mediante relazioni dei terapeuti e dei servizi sociali, nel mese di aprile ha autorizzato il trasferimento "in via provvisoria" (????????).
Dal mese di gennaio era in corso un processo penale a carico del padre di mio figlio per il reato di stalking commesso a danno del bambino, mio e per elusione delle disposizioni del Giudice.
Il processo si è concluso nel mese di giugno con una condanna a 7 mesi per i danni causati a nostro figlio, 2 mesi per me e 1 mese per l'elusione delle disposizioni del T.C.
Condanna con condizionale e revoca dei provvedimenti di allontanamento dai luoghi da me e da mio figlio frequentati.
Incoerenza giudiziaria a parer mio poichè riconoscendo un danno per un reato come quello dello stalking non si può revocare un ordinanza così importante per la nostra tranquillità.
Ho chiesto nel mese di luglio attraverso istanza al T.C. l'affido esclusivo del minore ed il ripristino del provvedimento poichè sia io che mio figlio ancora oggi, pur vivendo in altra città (paese) abbiamo ancora il timore di trovarcelo davanti. Ovviamente io devo anche cercare di dare sicurezza a mio figlio facendogli capire che nulla può più succedere.
Ieri udienza (novembre).
Sono stata accusata dai terapeuti che ci hanno in carico di non essermi dimostrata collaborativa in questi mesi al fine di ripristinare gli incontri padre/figlio e tutti e tre i terapeuti rimarcano di continuo, nelle relazioni, che la distanza non facilita il proseguimento del percorso terapeutico.
Il Giudice per tutta risposta ha disposto che il minore continui a rimanere affidato ai servizi sociali del vecchio comune di residenza, l'attivazione di un terapeuta presso il comune della nuova residenza del minore e facendomi terrorismo psicologico mi ha minacciato che se non collaborerò al fine dell'attivazione, disposta, di iniziare subito con nuovi incontri protetti padre/figlio ordinerà il rientro mio e di mio figlio nel precedente comune.
Concludo domandandomi come sia possibile che si possa eventualmente attuare una simile decisione (nel precedente comune ho lasciato l'abitazione che era in locazione, il lavoro, ma soprattutto si pensa davvero al prioritario interesse del minore quando si espone un simile ricatto?) Nelle relazioni precedenti i terapeuti facevano presente che il bambino era entusiasta di questo trasferimento ed oggi che ci vive da ormai 6 mesi non tornerebbe indietro, è molto sereno e questo lo dimostra anche il rendimento scolastico.
Ed io che vengo accusata di mancanza di collaborazione quando da ormai quattro anni ho sempre accompagnato il bambino agli incontri terapeutici, io stessa non ne ho mai saltato uno, nel corso del processo penale, nonostante le mie perlessità, hanno comunque organizzato un primo incontro padre/figlio dove ho dovuto fare leva su tutte le mie capacità persuasive per convincere mio figlio che un incontro chiarificatore poteva essere solo positivo.
Se oggi questi incontri terapeutici sono ancora necessari è compito del Giudice e dei servizi attivarsi per collaborare con quelli del nuovo luogo di residenza o devo andarci spontaneamente?
Inoltre cosa non di minor rilevanza, da ormai due anni sono l'unica fonte di sostentamento morale ed economico per mio figlio, poichè il di lui padre dalla data del provvedimento di allontanamento ha deciso deliberatamente di smettere di contribuire e cosa ben più grave proprio ieri in fase di udienza ed alla presenza del giudice ha detto "non pago se non lo vedo" e il giudice pur avendoglielo fatto rimarcare ha fatto finta di niente.
Alla base comunque resta il fatto che se il minore non vuole vedere il padre per paura e quant'altro oggettivamente inopinabile quale può essere la mia responsabilità? Quella di non metterlo nelle mani del suo carnefice?
Stalking a danno del minore e mancato contributo al mantenimento da due anni non hanno concesso l'affido esclusivo.
Meditate poichè tutto questo è assolutamente assurdo!"

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