Padre condannato ma la madre e' costretta alla parental friendly!
dal web
"STALKING, PADRE CONDANNATO E MADRE OBBLIGATA A FARLO INCONTRARE CON IL FIGLIO. UN CASO RICEVUTO SUL BLOG IL 16/11/2011
La mia storia: nel mese di febbraio ho chiesto con istanza al Giudice
Istruttore del T.C. Milano di potermi trasferire con mio figlio 11 anni
in altra regione (150 km di distanza dalla precedente residenza); fatti
gli opportuni accertamenti sulla fattibilità mediante relazioni dei
terapeuti e dei servizi sociali, nel mese di aprile ha autorizzato il
trasferimento "in via provvisoria" (????????).
Dal mese di gennaio
era in corso un processo penale a carico del padre di mio figlio per il
reato di stalking commesso a danno del bambino, mio e per elusione delle
disposizioni del Giudice.
Il processo si è concluso nel mese di
giugno con una condanna a 7 mesi per i danni causati a nostro figlio, 2
mesi per me e 1 mese per l'elusione delle disposizioni del T.C.
Condanna con condizionale e revoca dei provvedimenti di allontanamento dai luoghi da me e da mio figlio frequentati.
Incoerenza giudiziaria a parer mio poichè riconoscendo un danno per un
reato come quello dello stalking non si può revocare un ordinanza così
importante per la nostra tranquillità.
Ho chiesto nel mese di luglio
attraverso istanza al T.C. l'affido esclusivo del minore ed il
ripristino del provvedimento poichè sia io che mio figlio ancora oggi,
pur vivendo in altra città (paese) abbiamo ancora il timore di
trovarcelo davanti. Ovviamente io devo anche cercare di dare sicurezza a
mio figlio facendogli capire che nulla può più succedere.
Ieri udienza (novembre).
Sono stata accusata dai terapeuti che ci hanno in carico di non essermi
dimostrata collaborativa in questi mesi al fine di ripristinare gli
incontri padre/figlio e tutti e tre i terapeuti rimarcano di continuo,
nelle relazioni, che la distanza non facilita il proseguimento del
percorso terapeutico.
Il Giudice per tutta risposta ha disposto che
il minore continui a rimanere affidato ai servizi sociali del vecchio
comune di residenza, l'attivazione di un terapeuta presso il comune
della nuova residenza del minore e facendomi terrorismo psicologico mi
ha minacciato che se non collaborerò al fine dell'attivazione, disposta,
di iniziare subito con nuovi incontri protetti padre/figlio ordinerà il
rientro mio e di mio figlio nel precedente comune.
Concludo
domandandomi come sia possibile che si possa eventualmente attuare una
simile decisione (nel precedente comune ho lasciato l'abitazione che era
in locazione, il lavoro, ma soprattutto si pensa davvero al prioritario
interesse del minore quando si espone un simile ricatto?) Nelle
relazioni precedenti i terapeuti facevano presente che il bambino era
entusiasta di questo trasferimento ed oggi che ci vive da ormai 6 mesi
non tornerebbe indietro, è molto sereno e questo lo dimostra anche il
rendimento scolastico.
Ed io che vengo accusata di mancanza di
collaborazione quando da ormai quattro anni ho sempre accompagnato il
bambino agli incontri terapeutici, io stessa non ne ho mai saltato uno,
nel corso del processo penale, nonostante le mie perlessità, hanno
comunque organizzato un primo incontro padre/figlio dove ho dovuto fare
leva su tutte le mie capacità persuasive per convincere mio figlio che
un incontro chiarificatore poteva essere solo positivo.
Se oggi
questi incontri terapeutici sono ancora necessari è compito del Giudice e
dei servizi attivarsi per collaborare con quelli del nuovo luogo di
residenza o devo andarci spontaneamente?
Inoltre cosa non di minor
rilevanza, da ormai due anni sono l'unica fonte di sostentamento morale
ed economico per mio figlio, poichè il di lui padre dalla data del
provvedimento di allontanamento ha deciso deliberatamente di smettere di
contribuire e cosa ben più grave proprio ieri in fase di udienza ed
alla presenza del giudice ha detto "non pago se non lo vedo" e il
giudice pur avendoglielo fatto rimarcare ha fatto finta di niente.
Alla base comunque resta il fatto che se il minore non vuole vedere il
padre per paura e quant'altro oggettivamente inopinabile quale può
essere la mia responsabilità? Quella di non metterlo nelle mani del suo
carnefice?
Stalking a danno del minore e mancato contributo al mantenimento da due anni non hanno concesso l'affido esclusivo.
Meditate poichè tutto questo è assolutamente assurdo!"
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