"La mia storia di Violenza Istituzionale e Misoginia"

22.04.2021

un'altra storia di bambini inascoltati, semplicemente perche' ascoltati con pregiudizi fuorvianti!

A cura di Avv. M.Nacca

"Buongiorno, ho visto il vostro sito, letto le vostre istanze che sono quelle di tutte le donne ormai separate o che si stanno separando.


Sono con voi e sono felice di aver finalmente scoperto la vostra esistenza. Vi racconto la mia storia: sono separata dal 2015, quando mio figlio aveva 9 anni e mia figlia 6, lei doveva iniziare la prima elementare e il maschio la terza.        Vivo a xxxxx. La separazione è stata giudiziale, nonostante la mia volontà di fare una separazione consensuale. Ho aspettato un anno dal 2014 per l'udienza, che porto' ad un calendario visite, per bambini così piccoli, devastante: vista la gestione di un padre che in realta' lasciava i figli con la nonna, madre di lui, ultraottantenne, per fare commissioni, andare in palestra e uscire con gli amici.   Quindi si inizio' con weekend lungo, due giorni in settimana con pernottamento, quasi un 50/50 nonostante fino al giorno prima fossi io a occuparmi di tutta la gestione dei bambini. Primo step in cui non si riconosce il lavoro delle madri e lo si sminuisce ma soprattutto non si riconosce l'organizzazione familiare pregressa, basata sulle diverse capacita' genitoriali e sulle esigenze dei bambini, in base alla loro eta'.

Passano gli anni, non bene, con molti problemi, tante bugie da parte del mio ex marito, sotterfugi, mancati pagamenti oltre al misero assegno che per due figli era stato deciso ammontare a 300 euro, pur nella diversa capacita' economica. 

Quattro anni fa la bambina mi chiama per tornare da me prima del previsto. Visto che a volte veniva da me extra calendario perchè le mancavo, ho pensato fosse come le altre volte, per cui mi sono fatta trovare a casa e l'ho aspettata. Dal quel giorno, mia figlia non ha più voluto andare con il papà.  Io pensavo fosse un periodo momentaneo, mi giustifico' questa richiesta dicendo che il papà li lasciava soli con la nonna, ormai quasi novantenne e che non tornava piu' neanche la sera a casa.  Cercai di capire la situazione nonostante le bugie e scoprii che il mio ex marito e la compagna vivevano ad un indirizzo diverso da quello che lui dichiarava come residenza. Il suo cognome e quello della compagna erano infatti sul citofono di un altro indirizzo.    La bambina continuava a fare le sue confidenze, che scopro essere verità: la compagna del mio ex marito, che abitava e lavorava altrove, aveva chiesto il trasferimento proprio poco tempo prima che mia figlia cominciasse a chiedere di non andare più dal papà.  Scoprii che il mio il mio ex marito aveva lasciato la sua casa perche' vidi il trasloco....Nel momento in cui mi recai dall'avvocato perchè ricevo intimazione di pagamento di arretrati delle spese condominiali, scoprii che il mio ex marito aveva depositato il divorzio senza dirmelo. Da li e' iniziato il calvario, non ancora finito.

La NPI che si e' occupata di fare la presa in carico, si e' comportata in maniera vergognosa, lo psicologo si e' schierato con il padre, completamente disinteressato ai disegni di mia figlia e al fatto che il papà viva altrove, relaziona al giudice una presunta manipolazione da parte mia sulla bambina, circa 10 pagine di relazione: non cita l'alienazione parentale, ma a quello la sua relazione allude!  

La presa in carico e' proseguita per due anni, nessuna parola sul padre che vive in realta' altrove e sulla sua vita fatta di bugie e sotterfugi, si parla solo di me e in negativo. La presa in carico della NPI è stranamente al di fuori degli schemi, mia figlia viene presa in carico, mio figlio no: devo chiedere io che si ottemperi alla richiesta del Giudice di presa in carico di tutti e due i minori! Lo faccio con una mail alla psicologa incaricata della presa in carico di mio figlio, per ottenere tuttavia il primo colloquio con un grave ritardo ed a distanza di molti mesi!
Segue una seconda relazione, sempre negativa nei miei confronti e con l'aggiunta di presunti problemi di disturbi alimentari, mai suffragati da visite presso l'ospedale infantile xxxxxx che ha un reparto apposito e specializzato.  Intanto mia figlia, in questi due anni di presa in carico, ha enuresi - mai avuta prima - momenti di violenza anche nei miei confronti diventando manesca, nel 2019 aveva mal di testa e di pancia in continuazione, obbligandomi ad andarla a prendere a scuola causa il malessere che dichiarava. Ho sempre scritto alla NPI di quello che la bambina lamentava, senza mai avere risposta. Nel momento in cui il giudice ci da' l'opportunità di andare da privati, lo psicologo della NPI con in carico mia figlia, con una mail a me e al mio ex marito, schierandosi con la volontà del mio ex marito di restare in NPI, dichiara che visti i problemi di mia figlia non era il caso che la bambina uscisse dalla NPI. Ma intanto NESSUNO indaga seriamente sui motivi di quei malesseri, nessuno le chiede cosa la faccia soffrire, nonostante ormai sia una bambina di 12 anni e nonostante abbia sempre detto a cosa si riferiscono i suoi disagi...."

Cio' avviene nonostante potrebbe essere  evidente a chiunque abbia un minimo di intelligenza ed umanita' che l'essere sottoposti per anni a controlli invasivi e coercitivi, sotto minaccia ablazione, costretti a vivere dove e con chi  non si vuole, subire ingiustizia proprio da parte di chi dovrebbe aiutarti, E' PROPRIO QUESTA UNA VIOLENZA traumatizzante !

".....Intanto, la psicologa che vede mio figlio si occupa della presa in carico con 5 sedute, di mezz'ora l'una, con relativa relazione di "conflittualità", che non so bene dopo così poca conoscenza, come possa averla capita. Le dico del mio ex marito e del fatto che vive altrove e mi dice, muovendo le mani che lei "non vuole sapere nulla", perchè "non sono cose che deve sapere ma è il giudice che poi deciderà". Mi domando dunque su quale base abbia relazionato.

Pur di uscire dalla NPI, che si e' rivelata una vera tortura per mia figlia, il mio avvocato continua a chiedere insistentemente una CTU privata, sperando che si evidenzi la incongruenza del comportamento paterno ma soprattutto vengano ascoltati i bisogni i mia figlia.

Otteniamo la CTU, inizia nel 2020 xxxx, che a detta della mia CTP capisce perfettamente la situazione. Durante lo stop del covid 19, la consulente del tribunale muore e il giudice viene cambiato, perchè è stato trasferito in altro settore per scadenza di servizio. Viene dunque  nominata una nuova consulente del tribunale che vuole che la bambina veda il padre.

Mia figlia ha detto a circa 7 persone in asl, tra NPI e SS che non vuole andare a stare con il papà perchè veniva lasciata da sola con la nonna e per altri svariati motivi. Nessuna parola su questo, tutto negato.    Ora mia figlia ha iniziato la prima media e viene obbligata a vedere il padre, che non vuole vedere, pur di non vederlo all'uscita da scuola si da' malata con tutte le conseguenze sulla didattica e sulle problematiche relative ai figli che sono malati in tempo di covid.   Mio figlio, che pur non protesta nel vedere e stare con il padre, ha compiuto un percorso scolastico tremendo, rischiando di essere bocciato per tre anni. Lui stesso dunque manifesta un disagio (o quanto meno non viene seguito adeguatamente nella scuola) ma per la NPI va tutto bene: basta che non rifiuti il padre!

Questa e' l'unica preoccupazione.

Questo stesso  calvario ha prodotto un aggravamento del rifiuto del padre, da parte di mia figlia, rispetto a tre anni fa - e non certo dovuto a me ma a questo percorso stesso nonche' alla insoddisfazione della ragazza a doversi confrontare con un genitore non rispondente - e un processo non ancora terminato dal 2017 ad oggi, con costi esorbitanti, che non si sa quando terminerà e un NPI che ancora chiede di prendere in carico mia figlia, senza mai aver capito i problemi che ha.

Io sono allo stremo, apesso mi domando se buttandomi dal balcone finalmente otterrò pace. Ma non l'avrebbero i miei figli e quindi vado avanti.

Vi chiedo conforto.  B.C."

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